https://www.comicus.it/marvelit/images/loghi_storie/hawkeye.jpg

 

N°25

 

LA TIGRE – 3° parte

 

https://www.comicus.it/marvelit/images/Carmelo/ODF 25 cover.jpg

Cover di Daniele Tomasi

 

 

La Fisk Tower si ergeva alta e maestosa al centro di Manhattan. I newyorkesi erano ormai abituati alla visione di questo colosso di metallo e cemento che proiettava la sua ombra su di loro, ma non  avevano mai visto il gigante “ferito” in quel modo: gli ultimi piani del grattacielo, infatti, emettevano una colonna di fumo verso l’alto, provocato dall’impatto di un missile stinger lanciato contro di esso da un elicottero.

Il nastro giallo e le transenne della polizia circondavano l’area attorno al palazzo.

Tutt’attorno c’erano autoclavi dei pompieri, macchine della polizia e furgoni della TV.

I poliziotti cercavano di allontanare giornalisti e curiosi; due di essi, il capitano Rafael Scarfe del vicino distretto e il sergente Brady O’Neil della squadra investigativa della Procura Distrettuale stavano ragguagliando il Vendicatore Occhio di Falco sulla situazione.

< Le vittime?> chiese l’arciere.

<Molte. Faresti prima a chiederci dei sopravvissuti.> rispose Scarfe.

<Ah. Qualcuno ce l’ha fatta?>

<Testa di Martello. Era malconcio, ma vivo e cosciente. Quell’uomo è un mostro...>

<Chi altri?>

<Alcuni affermano di aver visto Leland Owlsley, il Gufo, in zona, al momento dell’esplosione. Abbiamo emesso un mandato di cattura per lui.>

<Dubito che sia opera sua. Ho il sospetto che il colpevole sia un altro.>

<Hai una pista?> domandò Scarfe.

<Non posso fornirvi alcuna prova, ma scommetterei la mia ultima freccia contro Hood.>

<Chi è?> domandò O’Neil.

<Il suo nome è Parker Robbins. Era uno degli uomini di Taskmaster. E’ latitante da un annetto a questa parte. Ho saputo che sta cercando di prendere il posto di Silvermane. Non posso escludere che ci sia lui dietro il suo omicidio.> rispose Occhio di Falco.

I due poliziotti si guardarono. O’Neil fece una rapida ricerca col suo Starkphone e poi disse:

<Non ci risulta nulla su di lui.>

<Scherzi?>

<Affatto. Nei database federali e statali non risulta il suo nome, il che è strano.>

<Molto più che strano, è impossibile.> ribatté Scarfe  <Io stesso ho arrestato Robbins quando era appena un ragazzino per un furtarello. Dovrebbe risultare, se non c’è nulla…>

<… allora qualcuno ha cancellato il suo file.> concluse Occhio di Falco <Quel demonio è più in gamba di quel che pensassi.>

<Ma come diavolo avrà fatto?>

<Scarfe.> richiamò l’attenzione O’Neil.

<Si?>

<Mi hanno contattato dal Mount Sinai Hospital . Pare che Richard Fisk sia ancora vivo.>

<Questa è una buona notizia. Pare che lui riuscisse a mantenere una sorta di “tregua” tra le varie famiglie. Dopo tutte queste morti, tremo all’idea di quel che succederebbe se le varie bande si volessero vendicare....> osservò Falco.

<Sarebbe una carneficina...> sospirò amaro Scarfe.

<Teniamoci aggiornati....> disse ancora l’arciere, poi si allontanò e, alcuni minuti dopo, raggiunse il tetto di un palazzo poco distante da lì.

Ad attenderlo c’era un insolito terzetto: l’Uomo Ragno, Devil e Luke Cage.

<Eccolo, il nostro Robin Hood in viola...> lo accolse il Ragno.

<Vi riporto quanto mi hanno detto. Certo che potevate venire con me ...>

<Quando baratterò la tua tessera da Vendicatore con i titoli del Bugle su di me “Eroe o Minaccia  allora magari avrò meno remore nel farmi vedere...> rispose ancora il Tessiragnatele.

<Che t’hanno detto?> tagliò contro Cage.

<Sono morti quasi tutti. Tutti i capoccia delle varie bande. Si sono salvati solo Martello e Fisk. Sospettano del Gufo.>

<Fisk è vivo?> domandò Devil.

<Così hanno detto dall’ospedale.>

<E’ un bene. Senza di lui si scatenerebbe una guerra per il potere .>

<E’ quello che ho detto anche io, Cornetto. Ma ci aspettano comunque tempi brutti. Le varie famiglie vorranno vendicarsi di chi ha ammazzato i loro capi.>

<Parlavi del Gufo, prima....>  disse Luke.

<Lo escludo. Lo conosco, non è il suo stile. Non è tipo da attirare l’attenzione in questo modo.> osservò Devil.

<E se fosse ancora il Coordinatore? Potrebbe essere una mossa di Kingsley per tornare in auge dopo la sua recente sconfitta.> ipotizzò l’Arrampicamuri [Come visto su L’Uomo Ragno num, 95]

<Noi abbiamo il sospetto che si tratti di qualcun altro.> aggiunse Falco.

<”Noi”?> disse l’Uomo Ragno.

<Vieni fuori...> esclamò Occhio di Falco, e la Tigre Bianca si mostrò ai presenti.

<E lui chi è? > chiese ancora Spidey.

<Sono dieci minuti che stava lì nascosto. Mi domandavo il perché...> notò Devil.

<Buoni ragazzi. Lui La nuova Tigre Bianca, garantisco io per lui.>

<Che è successo a Hector Ayala?> domandò Cage.

<Non lo sai? > replicò il Tessiragnatele <Lo hanno ucciso mesi fa in Florida.  Sono anche stato al suo funerale.>  [su Webspinners num. 36]

<Cristoforo Colombo..... non lo sapevo, dannazione.> imprecò Luke.

<Il ragazzo è nuovo del mestiere, ma indagando in coppia con lui sono riuscito a risalire ad una pista. Pare che dietro ai recenti spargimenti di sangue ci sia Hood.> disse loro Occhio di Falco.

<Parker Robbins? Il tizio col cappuccio che può sparire e levitare? >

<Sì, Uomo Ragno, proprio lui. Pare che abbia messo su una sua organizzazione e che abbia ammazzato Silvermane, con l’intento di prendere il suo posto e, presumo, allargarsi in altri territorio.>

<Per questo ha organizzato quel massacro alla Fisk Tower?> chiese ancora una volta il Ragno <Beh, se quello che dici è vero, per quanto folle, ha senso. Eliminare tutti i suoi rivali in un colpo solo. Molto comodo.>

<Come lo avete saputo?> domandò Devil.

<Abbiamo interrogato degli uomini di Manfredi che si stavano organizzando per fargli un attentato.> rispose la Tigre Bianca.

<Vi hanno detto qualcosa a proposito di Harlem?> chiese Cage.

<No, nulla. Perché?>

<Pare che un mio vecchio “amico” si sia rifatto vivo. Si chiama Willis Stryker, anche se si fa chiamare Willy Edmond....  non vi dirà nulla, ma per me è una cosa personale. Pare abbia fatto rivedere il suo brutto muso ad Harlem, facendo fuori alcuni luogotenenti di Boss Morgan. Il modus operandi e le sue ambizioni sembrano le stesse di questo tizio con cappuccio di cui state parlando. Non mi stupirei affatto se fossero in combutta, in qualche modo.>

<Non è da escludere> disse Occhio di Falco < Il punto adesso è: dobbiamo trovare Hood prima che lo trovi uno dei sicari delle altre famiglie. Per questo vi ho convocati. Tutti gli daranno la caccia per fargli pagare lo scherzetto della Fisk Tower. Inizieranno a fischiare pallottole come se piovesse, per tutta la città. Dobbiamo impedire questo bagno di sangue.>

Tutti i presenti annuirono.

<Se qualcuno vede qualcosa che sembra il nostro amico cappuccetto rosso, lo consegni alle autorità. Ci aggiorniamo ragazzi!> così dicendo l’Uomo Ragno si lanciò nel vuoto, sparò una delle sue tele e aggrappato ad essa sparì tra i palazzi.

<Stupefacente.....> sospirò la Tigre Bianca.

<Spettacolare.> lo corresse simpaticamente Devil, prima di imitare il suo collega con le ragnatele aggrappato al suo cavo.

Luke Cage si avvicinò al ragazzo.

<Sicché sei la nuova Tigre Bianca. Conoscevo il tuo predecessore. Era un brav’uomo, aiutava la sua comunità. Spero che saprai essere alla sua altezza.> gli disse l’afroamericano porgendogli la mano.

<Grazie...> si limitò a rispondere Michael Manfredi.

Poi Luke, in modo decisamente meno spettacolare dei suoi compagni, prese la scala antincendio e scese in strada.

<Ci sei, ragazzo?> chiese Occhio di Falco.

<Sì. E’ la prima volta che incontro tre supereroi...> disse, emozionato.

<Ti ci abituerai... > sorrise l’arciere.

 

Altrove

 

Hood e la sua banda stavano festeggiando la loro impresa.

<E’ andato tutto come vi avevo detto! Ci siamo appropriati del territorio di Manfredi e abbiamo dato una lezione ai maggiori capifamiglia di New York!> arringò Hood ai suoi uomini, che elevarono un grido entusiastico come risposta.

<Con la maggior parte delle bande in subbuglio, questo è per noi il momento di colpire! Voglio che ognuno dei vostri uomini, in tutti i quartieri di questa città, colpisca! 

 Il vostro compito è chiaro: o convincete ogni spacciatore, allibratore o pappone a lavorare per noi o lo mandate al creatore! Siate spietati, siate decisi e vedrete che nel giro di un mese noi ci impadroniremo di tutta New York!>

Di nuovo, un boato entusiastico si levò in aria. Qualcuno stappò alcune bottiglie, e l’alcool cominciò a girare tra i vari sicari.

Hood e il suo bodyguard Miguel Lobo notarono che solo il loro socio Willis Stryker non sorrideva.

<Ehi Willis... che c’hai? Perché non festeggi?> domandò l’incappucciato.

<Festeggerò quando tutto sarà andato secondo i nostri piani, e al momento non è così.>

<Che intendi?> chiese Lobo.

<Joey Manfredi non è ancora morto. Due buffoni mascherati m’hanno impedito di eliminarlo, all’ospedale. E’ stato quel maledetto arciere dei Vendicatori e un altro tizio che non conosco. Inoltre i notiziari dicono che Martello e Fisk non sono morti.> rispose l’afroamericano.

<Ma sono in fin di vita, non sono nella posizione di nuocerci. Sei troppo negativo socio: è il momento propizio per colpirli duramente prima che abbiano il tempo di riorganizzarsi. Scorrerà parecchio sangue ma quando tutto sarà finito amico mio.... tu e io governeremo questa maledetta città, come abbiamo sempre desiderato!>

Stryker si accese una sigaretta, rimase a riflettere qualche secondo poi rispose:

<Io mi occuperò di Harlem. Lì sono cresciuto e quant’è vera la morte, voglio tornarci da padrone!>

<Così ti voglio...> disse Hood, passandogli un bicchiere di champagne.

 

Howard Stark  Memorial Hospital, ala di detenzione per superumani

 

Tutto il piano era stato isolato, in quanto chi vi era stato ricoverato non era solo scampato ad uno delle più brutali esecuzioni criminali dai tempi di Al Capone e la strage di San Valentino, ma era anche uno dei più temuti boss della città. La polizia dunque temeva ci potessero essere ripercussioni verso Testa di Martello da parte di una gang rivale e aveva “blindato” il piano.

Per sua fortuna però la sua tessera di Vendicatore permetteva a Occhio di Falco di potervi accedere.

Aveva chiesto al capitano Scarfe  il permesso di interrogare quello che di fatto era l’unico testimone. Finora era stato reticente a parlare di quella sua esperienza, ma Falco era convinto che con lui si sarebbe sciolto.

Il boss era costretto a letto, ingessato gambe e braccia, imbottito di antidolorifici ma cosciente.

<Hai una bella cera per essere uno che è sopravvissuto ad un botto di quelle proporzioni, Martello. Devi avere la testa più dura di quello che dicono...>

<Cosa cazzo vuoi, arciere? Eh? Non ho parlato con gli sbirri e non intendo minimamente parlare con uno di voi buffoni mascherati!>

<Falla finita, Martello. Sono qui per aiutarti se non l’hai capito. Voglio beccare il tipo che t’ha mandato qui e mandarlo dietro le sbarre.>

<Fanculo, arciere. Non ho bisogno del tuo aiuto per beccarlo.>

<La polizia è sulle tracce del Gufo. Ma io so che non è stato lui. Credo piuttosto che dietro ci sia Parker Robbins, Hood. Io lo so ma non posso provarlo. Sembra che nessuno abbia qualcosa su di lui. Mi basta che tu lo metta nero su bianco e lo inchiodiamo.>

<Ahahahahah!! Non farmi ridere....  voi non siete in grado di inchiodare proprio nessuno...>

<Piantala, Martello! Dimmi quel cazzo di nome! Dimmi che è stato Hood!>

Gli occhi del Vendicatore fissavano con determinazione quelli del gangster.

<E anche se te lo dico, eh? Anche se te lo dico, dopo tu che farai? Avrai le palle per piantargli una di quelle tue belle frecce in mezzo agli occhi? Oppure gli darai un gancio alla mascella e lo scorterai al distretto dove il suo avvocato yuppie lo farà uscire in pochi giorni? Da retta a me, torna a giocare coi tuoi amici Vendicatori e lascia perdere questo genere di lavoro. Parker Robbins può andare a nascondersi pure nel buco più profondo di questa città, tanto ha i giorni contati: prima o poi gli darò quello che si merita.....>

Non era una confessione bella e buona, ma aveva confermato i suoi sospetti.

C’era Hood dietro quel massacro, ma lui non lo avrebbe mai confessato agli sbirri. Voleva fargliela pagare personalmente... e come lui, la pensava tutta la malavita newyorkese.

Si sarebbe scatenata una vera caccia all’uomo. L’unico modo per evitarla era beccare Hood prima di loro.

Più facile a dirsi, che a farsi.

 

Più tardi, a Coney Island, nell’appartamento di Clint Barton.

 

Clint tornò a casa dopo il colloquio con Testa di Martello. Appena varcata la soglia di casa vide Maya che si stava vestendo per uscire.

<Ciao. Dove vai? Pensavo che potessimo stare un po’ insieme.... ehi, che hai? Hai ‘na faccia...>

<Scusa Clint, ma in questo momento sono preoccupata per Michael. Ho provato a chiamarlo ma non risponde al cellulare. Ho paura che gli sia successo qualcosa. Sto andando da lui.>

<Maya... sei troppo apprensiva nei suoi confronti. Mike non è un bambino, sa badare a se stesso. Lui...>

<Ma cosa ne sai tu??  Nemmeno lo conosci! Mike si è sempre vergognato delle attività criminali della sua famiglia, ho paura che possa fare qualche gesto incosciente per cercare di riscattare il proprio nome.>

<Non è un ragazzo stupido, sa che deve tenere un profilo basso.>

<Ripeto, tu non lo conosci. Non sai cos’ha in testa, cosa gli arde dentro. Devo andare da lui, adesso.>

<Maya senti, io...>

<Lasciami andare, Clint!> disse alzando la voce.

Clint si senti mortificato e non ebbe la forza di risponderle. Lei uscì dalla porta senza battere ciglio.

Vederla andarsene sbattendo la porta lo ferì. La premura che aveva verso Mike lo infastidiva.

Si chiese ancora una volta se fosse normale premura o se provava ancora qualcosa per lui.

Il ragazzo iniziava a stargli simpatico e provare gelosia per lui lo infastidiva.

Era una situazione a cui non era abituato e che non sapeva gestire.

 

Più tardi, Maya raggiunse l’attico di Mike nell’Upper East Side. Bussò vigorosamente alla sua porta. Mike andò ad aprire: indossava una maglietta bianca e i pantaloni della tuta e aveva i capelli bagnati, segno che era appena uscito dalla doccia.

<Maya... che sorpresa. Non ti aspettavo di vederti.>

<Non hai risposto alle mie chiamate.> disse lei, entrando nell’appartamento.

<Si scusa, avevo lasciato il cellulare qui. Ero andato a fare, uh, jogging nel parco.>

<Non mentirmi Michael.> disse lei, con tono severo.

<Perché sei qui, Maya?>

<Sono preoccupata per te. Ho paura che tu possa cacciarti in qualche situazione pericolosa in questo particolare momento. Sta scorrendo troppo sangue e non voglio che ci si aggiunga anche il tuo.>

<Maya, ti ringrazio per la premura, ma non devi preoccuparti per me. Non sono un ragazzino. So quello che faccio.>

<Parli come Clint...> sospirò lei.

<Ha detto così?> sorrise lui <Beh dovresti dar retta la tuo ragazzo.>

<Cos’è vi siete messi d’accordo? O credi che sia un disonore farti aiutare da una donna?>

<Nulla di tutto questo, non prenderla nel modo sbagliato. E se vogliamo parlare di chi non si vuol fare aiutare, mi pare che abbiamo avuto una conversazione simile a parti invertite non molto tempo fa, quando eri tu presa di mira da alcuni sicari [nel num. 16] e non eri molto predisposta ad aprirti con me.>

<Era diverso...>

<Perché? Perché si trattava di te e non di me, dico bene?>

<Mike, non sono qui per polemizzare. Son qui per aiutarti. Possiamo lasciare la città per qualche tempo. Hai le risorse per farlo. Lasciamo calmare le acque per un po’. Io verrò con te.>

<E a Clint non ci pensi?>

<Clint capirà quando gli spiegherò la situazione.>

<Io non credo...> sospirò il ragazzo.

<Dio, sei così testardo! Non sai il rischio che stai correndo!>

<Vai a casa, Maya. Sono lusingato dal tuo interessamento nei miei confronti, ma ti garantisco che non ne ho bisogno. So badare a me stesso.>

<Maledizione Mike, non me ne vado! Io....>

Il ragazzo tentò allora di colpirla con un jab, ma lei riuscì grazie ai suoi riflessi ad evitarlo. Mike non gli diede il tempo di rifiatare e continuò a piazzare dei colpi, rapidi e precisi. In breve i due diedero inizio ad un incontro di arti marziali miste all’interno di quell’appartamento. Un calcio, un pugno, una parata, una schivata. Maya dovette ricorrere a tutta la sua esperienza e abilità per difendersi.

L’improvvisato incontro durò qualche minuto fino a quando Mike non pose fine al suo attacco.

<Hai visto? Non sono più indifeso Maya...>

<Ma com’è possibile?>

Lui tirò fuori da sotto la maglietta il medaglione della Tigre di Giada.

<E’ .... lui, vero?>

<Sì.>

<E Clint lo sapeva?>

<Sì.>

<Perché l’hai detto a lui e a me no?>

<Sediamoci adesso... ti racconto tutto...> E Michael prese a raccontargli di tutti gli eventi accadutogli da quando acquistò il medaglione fino a quel momento.

 

Mount Sinai Hospital

 

Il suo nome è James Fortunato, noto con lo pseudonimo di “Jimmy Six”. E’ l’uomo più potente di New York da quando, lui e il suo socio Richard Fisk, hanno preso il ruolo che fu di Kingpin in cima alla “cupola” della mala newyorkese. Jimmy non si trovava in città il giorno del meeting organizzato da Richard su richiesta di Hood, ed era scampato all’attentato. Aveva accompagnato Cheryl Mondat, la fidanzata di Richard, a sincerarsi delle sue condizioni. Stando ai medici, era fuori pericolo, ma le sue condizioni erano comunque molto gravi.

Cheryl piangeva come una fontana nel sapere il suo uomo intubato e non  in grado di muovere un solo dito. Anche Jimmy, seppur in maniera più composta, soffriva. Non si aspettava un assalto in pieno giorno alla Fisk Tower. Era inimmaginabile. Solamente un pazzo avrebbe potuto avere l’ardire di pensare un idea simile. Un pazzo, secondo Jimmy, con le ore contate.

<Ti giuro che gliela farò pagare, Richie...>  sospirò sottovoce, poi prese il cellulare dalla tasca e compose un numero.....

 

Hawaii, in quello stesso momento.

 

L’uomo sulla spiaggia che fissava l’oceano incuteva timore a chiunque posasse gli occhi. Era alto più di due metri, calvo. Le spalle larghissime.

Indossava solo una camicia colorata che non riusciva ad abbottonare per via della sua enorme pancia, ma se si rimaneva a fissarlo per un po’, ci si sarebbe accorti che il suo non era solo inutile grasso, no: il torace, i bicipiti, quelle enormi mani che stringevano mezza noce di cocco, da cui con una cannuccia sorseggiava un delizioso cocktail tropicale, facevano intendere che era in possesso di una forza straordinaria.

Indossava dei costosi occhiali da sole, ma se li avesse tolti, i suoi occhi avrebbero paralizzato chiunque avesse avuto l’ardire di sostenere il suo sguardo.

Wilson Fisk era lì ufficialmente per commerciare in crostacei, ma tutti sapevano che nella vita faceva ben altro.  I suoi pensieri si perdevano tra le onde del mare quando un suo fidato assistente lo avvicinò consegnandogli un biglietto.

<Signore, un messaggio per lei da New York...> disse l’uomo.

Fisk prese il foglio e lesse quanto vi era riportato. Il telegramma aveva lettere di fuoco. La notizia era allarmante. Per la rabbia che gli aveva provocato frantumò la noce di cocco che aveva in mano, spaventando il suo assistente.

Ci mise qualche secondo per assimilare la notizia, poi richiamò l’attenzione del suo collaboratore.

<Wesley, portami il telefono. Devo fare una chiamata.>

<S-Subito, signore...>

 

Nei giorni seguenti, a New York si scatenò una vera e propria guerra tra bande. 

Da ogni quartiere giungevano notizie spaventose. Locali che saltavano per aria, sparatorie, stragi. 

Tutti i luoghi più “caldi” della città erano un bollettino di guerra.

Ogni supereroe urbano faceva gli straordinari affinché la situazione non peggiorasse.

E al centro di tutto c’era lui: Parker Robbins, l’uomo chiamato Hood.

La polizia non aveva emesso nessun mandato contro di lui.  Ufficialmente, non c’era nessuno prova che fosse lui il mandate di quegli attentati. L’agente federale Derek Freeman aveva cancellato dai database la sua fedina penale, in cambio della cattura del terrorista noto come Madcap [ nei num. 18 -20 ] ; in quel momento disperato sembrava la cosa migliore da fare, o perlomeno la scelta meno dannosa, ma quando fai un patto col demonio, un prezzo lo paghi ugualmente.

Le forze dell’ordine pertanto non lo stavano cercando, mentre i malavitosi che lo volevano non sapevano dove cercarlo.

In mezzo a tutto questo, Occhio di Falco decise di agire, ritenendo Hood il suo obiettivo principale.

Troppe volte, in passato, questo criminale gli era sfuggito di mano e adesso riteneva fosse suo dovere catturarlo.

Così quella sera, Falco convocò tutti i suoi alleati per la caccia all’incappucciato.

L’appuntamento era sul tetto di un palazzo a Coney Island. Quando la Tigre Bianca arrivò sul posto, vide che c’erano due donne ad attenderlo. La prima sembrava molto giovane. Era mora e indossava una tuta da motociclista completamente nera, tranne per una banda bianca al centro che arrivava alle caviglie, e per degli stivaletti anch’essi bianchi. Sul volto aveva la tipica maschera “a farfalla” che utilizzava a suo tempo l’eroina nota come Mimo e da questo dettaglio, e dall’arco che impugnava, si capiva quale fosse il suo rapporto con Occhio di Falco.

Anche l’altra donna era mora, e indossava un attillata uniforme nera. Nonostante i capelli raccolti e la mascherina stile ninja che gli copriva naso e bocca, Tigre Bianca sapeva benissimo di chi si trattava:

<Maya?>

<Benvenuto Tigre Bianca.> disse la ragazza.  Nonostante sapesse chi ci fosse sotto la maschera, doveva chiamarlo per il nome in codice. Era qualcosa a cui Mike Manfredi doveva abituarsi.

A dire il vero, pure Black Arrow aveva intuito chi ci fosse sotto il costume felino, ma si tenne la cosa per se.

<Bene, ci siete tutti.> disse Occhio di Falco.

<Sissignore! La Falco family a rapporto!> scherzò Kate Bishop.

<Ok, allora, statemi a sentire.> riprese Barton <Il nostro obiettivo è Parker Robbins, Hood. C’è lui dietro tutto questo. Gli eventi degli ultimi giorno coincidono con quanto io e Tigre Bianca abbiamo saputo dai sicari di Silvermane. Dobbiamo rintracciarlo ed impacchettarlo. Gli altri giustizieri urbani si sono divisi per zone. L’Uomo Ragno a Nord Manhattan, Devil a Hell’s Kitchen e Cage ad Harlem. Noi ci occuperemo di Brooklyn. Ci divideremo in coppie. Io e Tigre andremo a Nord, voi due a Sud. E’ tutto chiaro? Muoviamoci!>

<I maschietti coi maschietti, le femminucce con le femminucce, come all’asilo.> si schernì ancora Black Arrow.  E mentre le coppie si divisero, Maya notò un curioso sorriso sul viso di Kate.

<Che c’hai da ridere?>

< Se il mio fidanzato e il mio ex andassero a spasso insieme, io non ne sarei felicissima. O pensi che non abbia capito chi è “la Tiiigre Biancaaa...” ?  Non t’invidio per niente...>

<Sta zitta, Kate. Non c’è assolutamente nulla di male in questo. Abbiamo un compito da svolgere. Rimani concentrata.>

<Ci ho preso eh?>

Nel frattempo, curiosamente, anche gli altri due avevano una conversazione simile.

<E’ casuale la divisione in coppie o pensavi di tenermi lontano da Maya? No perché ti garantisco che non ho nessuna intenzione di....>

<Ho diviso la squadra mettendo un arciere per coppia. E di certo non avrei messo in coppia due principianti come te e Black Arrow. La scelta dunque era obbligata.>

<Ah...>

<Ora, se hai finito con i tuoi dubbi sentimentali, ti vorrei concentrato sulla missione. Se vuoi diventare un supereroe, devi mettere in secondo piano le tue vicissitudini personali e impegnarti su quello che devi fare.>

<Sissignore!> rispose la Tigre Bianca, mettendoci anche in filo di sarcasmo.

E mentre saltavano di tetto in tetto, Clint pensava a quante volte, in passato, aveva vissuto quella stessa scena a parti invertite, quando lui era il novellino e Capitan America l’esperto che gli diceva di concentrarsi e di mantenere la bocca chiusa. Quanta pazienza, doveva aver avuto Steve Rogers con quella testa dura del giovane Clint Barton.... forse è per questo che la vita negli ultimi anni, lo aveva messo nella condizione di mentore per i più giovani...  eh, sebbene non lo avrebbe mai detto ad alta voce, la cosa gli faceva piacere.

 

***  

 

La prima ora di ricerca si rivelò infruttuosa. Nessuno dei criminali strapazzati da Occhio di Falco e la Tigre Bianca aveva nulla di interessante da dire. Nessuna informazione utile. Stavano girando a vuoto e non sapevano “che pesci pigliare”.

<Cavolo, Occhio di Falco... stiamo andando alla cieca. New York è una città enorme, maledizione....  come faremo a trovarlo?>

<La caccia ai criminali è così, Tigre... giocare al detective non è semplice; se lo fosse, potrebbe farlo chiunque. Non abbiamo altre carte da giocarci, dobbiamo continuare così....  a meno che....>

<Cosa?>

<Noi due abbiamo in effetti qualcosa che nessun’altro ha....>

<Che vuoi dire?>

<Voglio dire “te” Michael....  tu, volente o nolente, facevi parte della famiglia di Silvermane. Sì, so che non c’entri nulla coi loro affari etc etc ma devi essere a conoscenza di un luogo da cui tuo padre gestiva gli affari o si nascondeva quando aveva i nemici alle calcagna. Ok, forse è un altro buco nell’acqua, ma è comunque un tentativo. Dobbiamo battere qualunque pista. Per cui pensaci, spremiti le meningi: ti viene in mente qualche nascondiglio di tuo padre che Hood potrebbe utilizzare?>

<Mmmmm....  ora che mi ci fai pensare.... forse non è nulla di che, ma mio padre aveva  una villa qui a Brooklyn che è stata abbandonata dopo che Cloak e Dagger tentarono di ucciderlo proprio lì [Su Spectacular Spider Man Vol. 1 num. 20]. Non è detto che questo Hood la stia utilizzando, ma....>

<.... è meglio che gironzolare senza una metà. Ok amico, fai strada.>

 

Saltando di palazzo in palazzo, di tetto in tetto, Occhio di Falco e la Tigre Bianca raggiunsero il loro obiettivo. Vennero pervasi da un senso di soddisfazione nel vedere che la loro intuizione si rivelò azzeccata.

<Guarda quante guardie... stando a quel che so, non dovrebbe starci nessuno; abbiamo indovinato, Hood dev’essere lì dentro!>

<Bingo. Adesso dobbiamo entrarci, ma senza dare nell’occhio: tu occupati dei due all’ingresso, io mi occupo di quelli sul lato.>

Tigre Bianca annuì, e muovendosi con silenziosa grazia arrivò alle spalle del gorilla al cancello.

Senza farsi notare, lo afferrò e lo strinse nella sleeper hold, la “presa soporifera” mirata a far perdere i sensi all’avversario. Ci volle qualche secondo prima che il robusto bodyguard cadesse a terra svenuto, ma per quanto rapida la mossa diede il tempo al suo socio di accorgersi della presenza dell’uomo mascherato.

<Ehi! Fermo!> gridò puntandogli contro una pistola.

Se avesse sparato, avrebbe dato l’allarme. Tigre Bianca scattò con un movimento fulmineo, gli bloccò il polso impedendogli di premere il grilletto e lo stese colpendolo alla mascella con un pugno.

Fu rapido e silenzioso. Si sentiva molto soddisfatto di sè.

<Ben fatto.> disse una voce alle sue spalle <ora trascina i corpi e portali qui insieme agli altri, dove non daranno nell’occhio.>  a parlare era stato Occhio di Falco, che stava trascinando una freccia-rete con dentro sei guardie.

<Cos... ma quando....>  nel tempo che lui aveva impiegato a neutralizzare due guardie, Falco ne aveva stese il triplo. D’altronde, il Vendicatore aveva tanti anni d’esperienza che a lui mancavano.

Il confronto era impietoso, ma Falco invece era compiaciuto dall’efficienza di questo talentuoso dilettante.

<Ok, adesso entriamo, ma sempre silenziosi. Ci saranno altre guardie dentro. Dobbiamo essere furtivi.>

<Ti seguo.>

Il duo mascherato penetrò nella villa, muovendosi di soppiatto, senza farsi notare. La Tigre Bianca conosceva bene quei corridoi, e sapeva dove si trovava l’ufficio di suo padre.

Hood e il suo socio Miguel Lobo si trovavano proprio lì: erano riusciti a forzare la cassaforte del vecchio Manfredi e stavano studiano i documenti contenuti all’interno, in cui c’erano segnate molte proprietà e conti segreti del ormai defunto Silvermane.

<Manfredi aveva diverse proprietà immobiliari a Manhattan ... potrebbero tornarci utili.> osservò l’ispanico.

<Ottimo.... ho degli avvocati che si possono occupare del passaggio di proprietà...> rispose Hood.

<Ma Willis sta ancora ad Harlem?> domandò ancora.

<Sì, dice che ha una questione personale aperta di cui solo lui può occuparsi ... non mi ha detto molto di più...>

Falco e Tigre Bianca entrarono proprio il quel momento: il primo li teneva sottotiro mentre il secondo spalancava la porta con un calcio.

<Fermi! Non muovete un muscolo! E tu prova a fare quel trucco da prestigiatore e ti ritroverai infilzato, ok?>

<Occhio di Falco...> disse Hood sorpreso <... come sei arrivato qui?>

<Abbiamo seguito la scia di sangue che hai lasciato. Hai fatto troppi morti. Stavolta hai passato il segno.>

<Io non ho commesso proprio nulla, tu non hai le prove e stai commettendo una violazione di domicilio...>

<Senti chi parla.> ribatté Occhio di Falco <Questa non è certo casa tua.>

<Sappiamo che sei stato tu, bastardo!> urlò Tigre Bianca <Hai ammazzato Manfredi e hai fatto esplodere la Fisk Tower!>

<E tu chi cazzo sei?> domandò Lobo.

<Sono la Tigre Bianca.>

<No, non lo sei. La Tigre Bianca era di Spanish Harlem amigo, y usted non lo eres, lo se por tu forma de hablar!>

<Sta zitto> lo riprese Falco <c’è stato un sopravvissuto al massacro alla torre di Fisk. Ha fatto il tuo nome. C’è molto di cui devi rispondere.>

<Io non farò proprio nulla. Miguel...>

E al segnale del suo socio Miguel Lobo iniziò la trasformazione per la quale la sua famiglia era famosa: erano tutti dei mutanti licantropi, e in men che non si dica un lupo mannaro si avventò sul Vendicatore con l’arco e il suo amico.

<ATTENTO!> gridò l’arciere spostando il suo partner dalla traiettoria del mostro ferino.

La fiera gli fu addosso e Falco faticò non poco per tenere le sue zanne lontano dalla faccia, spingendo il suo arco contro il collo della bestia.

Michael Manfredi non aveva mai visto nulla del genere, ma ci mise poco a riprendersi dallo spaventoso spettacolo: il suo amico rischiava la vita e lui doveva fare qualcosa.

<Resisti Falco!> gridò, mentre saltò sulla schiena del licantropo per impedirgli di azzannare il suo amico.

Hood si godeva lo spettacolo, certo che il suo socio mutante avrebbe eliminato i due impiccioni mascherati, quando all’improvviso un pugnale kunai  andò a impiantarsi contro la parete alle sue spalle, infilzando un lembo della sua cappa, impedendogli così di allontanarsi.

<Parker Robbins. Mi manda Kingpin.>

Apparve dal nulla, senza emettere un solo rumore. 

Si chiamava Lady Bullseye ed era una killer giapponese. Era stata addestrata dalla setta di ninja nota come la Mano e, al pari del criminale da cui prendeva il nome, era dotata di una mira infallibile.

Hood non poteva saperlo, ma aveva ottenuto l’ubicazione del suo nascondiglio torturando brutalmente uno dei suoi tirapiedi.

<Hai fatto il passo più lungo della gamba, Robbins. Non avresti dovuto toccare il figlio di Wilson Fisk.> disse ancora la donna.

Aveva in mano un’affilatissima katana che grondava sangue, segno che aveva eliminato alcune delle guardie della villa.

Come previsto da Falco, c’era una taglia sulla testa di Parker Robbins.

La donna stava per colpire quando Miguel Lobo si disinteressò dei due supereroi e si avventò verso la donna, che aveva intenzioni molto più bellicose.

Il licantropo e la ninja iniziarono uno scontro all’ultimo sangue, mentre Tigre Bianca aiutava Occhio di Falco ad alzarsi da terra.

<Dobbiamo fermarli...> disse Mike.

<Non perdere di vista Hood! Non lasciartelo scappare!> ribattè Clint.

A rendere la situazione ancora drammatica fu l’arrivo di un altro sicario, completamente diverso da Lady Bullseye: entrò in scena mandando in frantumi una finestra, spinto dal suo jet pack, e le sue mitragliatrici da polso annunciarono le sue intenzioni:

<Hood. Jimmy Six ti manda i suoi saluti.>

Si chiamava Chance, ed era un sicario quantomeno particolare: era un giocatore d’azzardo compulsivo, che scommetteva con chi lo ingaggiava il compenso per il suo lavoro; se eseguiva il lavoro, incassava la paga, altrimenti avrebbe versato l’equivalente al suo committente. Il problema era che Chance era stato ucciso recentemente da Lizard [Su L’Uomo Ragno #89] e Occhio di Falco lo sapeva bene. Questo doveva essere un imitatore o almeno lo sperava.

Era stato ingaggiato da Jimmy Six, che aveva convinto a modo suo  alcuni uomini di Hood per avere l’indirizzo del suo nascondiglio. Normalmente si sarebbe occupato personalmente della cosa ma il suo attuale ruolo gli imponeva di tenere un basso profilo e così si era rivolto a malincuore a quel sicario tecnologico..

Hood riuscì ad estrarre il pugnale dal muro giusto in tempo per evitare la raffica di Chance.

Approfittando della confusione creata dall’arrivo dell’altro sicario, Lady Bullseye colpì al ventre Miguel Lobo con la sua spada.

Hood fuggì dalla stanza, sparando con le sue beretta verso Chance, che volando come un razzo evitava le pallottole.

<E’ inutile che ti rendi invisibile amico; il visore del mio casco ha gli infrarossi, bello mio, e non mi sfuggirai!>

<Io inseguo Hood! Tu ferma lei!> ordinò Occhio di Falco, mentre seguiva la scia che il jet pack di Chance si lasciava dietro.

Tigre Bianca invece si preparava ad affrontare Lady Bullseye. L’aver ucciso un uomo – seppur mutato in bestia – non l’aveva minimamente scossa.

Il suo addestramento ninja le permetteva di percepire cose che una persona normale non poteva.

<Sento la tua paura, ragazzo. Kingpin non mi paga per ucciderti. Togliti dalla mia strada e avrò pietà di te. Continua ad intralciarmi e ti ucciderò.>

Il coraggio, disse qualcuno, non è la mancanza di paura ma la capacità di saperla superare.

<Tesoro, non sarei qui se non fossi pronto a morire...> ribattè Michael assumendo una posa da combattimento.

Senza aggiungere altro Lady Bullseye iniziò a portare dei fendenti con la spada, mentre la Tigre Bianca iniziava un insolito balletto la cui coreografia stava nell’abbassarsi e nello schivarli.

Intanto, Occhio di Falco rincorreva Hood e Chance per i corridoi della villa.

<Niente di personale, amico, ma Jimmy Fortunato ha puntato contro di me, dicendo che non sarei riuscito ad ammazzarti....  in effetti, pare che tu sia imprendibile! C’è una grossa taglia su di te, e io ho scommesso che sarei riuscito ad intascarla prima di tutti...> disse Chance, seguendo la fonte di calore che il corpo di Hood emanava.

L’incappucciato aveva provato a difendersi svuotando l’intero caricatore delle sue due  pistole, ma neppure una pallottola era andata a segno.

Ad un certo punto la sua corsa era terminata quando davanti a s’era trovato un muro. Provò a teleportarsi ma non ci riuscì. Forse la lacerazione prodotta dal pugnale di Lady Bullseye aveva interferito coi poteri della cappa o forse , più semplicemente, lui era troppo agitato per concentrarsi a dovere. Chi poteva saperlo?

<Sei arrivato al capolinea bello. Se ti può consolare, dirò a tutti che hai venduto cara la pelle...>

<Fermati Chance! Non farlo!> gridò Occhio di Falco alle sue spalle.

 

Nell’altra stanza, intanto, proseguiva il duello tra Lady Bullseye e Tigre Bianca; i riflessi di quest’ultimo, amplificata dall’amuleto di Giada, gli aveva impedito finora di venir colpito, ma non era neppure riuscito a piazzare un solo colpo. Quella donna era rapida e letale. Pareva di vedere la protagonista di Kill Bill.

In uno spazio stretto come quell’ufficio la strategia dello schivare non poteva andare avanti per sempre, e infatti un fendente gli procurò un doloroso taglio sul petto, seguito da  un calcio di lei allo sterno, che lo lasciò senza fiato e lo costrinse a terra.

<Sei stato molto bravo. Sono in pochi quelli che resistono tanto a lungo con me> disse lei <Potrai vantartene, nell’inferno dove ti spedirò....>

La lama della katana sarebbe calata sulla sua testa se il destino, nei panni di una ringhiante bestia, non avesse deciso il contrario: con un ultimo sussulto d’orgoglio infatti, Miguel Lobo balzò sulla ninja e affondò le zanne nella sua spalla destra.

<AAAAAAARGH!!!!> Lady Bullseye lanciò un grido di dolore, perdendo la spada con la quale stava per assassinare Tigre Bianca.

La mandibola serrata del licantropo era come una tagliola da cui la giapponese non poteva liberarsi.

Mike Manfredi rimase a fissarli. Non avrebbe saputo come aiutarli. 

Lasciò che i due killer se la vedessero tra loro e decise di seguire le tracce di Falco.

 

Il Vendicatore, nel frattempo, aveva cercato riparo dietro la mobilia di casa Manfredi, per ripararsi dal fuoco che Chance aveva aperto contro di lui.

<Fatti da parte arciere. Ho un contratto da rispettare e non ti permetterò di intralciarmi!>

I colpi venivano emessi dai bracciali ad alta tecnologia che Chance portava ai polsi.

Falco prese due frecce dalla faretra, le puntò e le scoccò nella sua direzione: con una precisione chirurgica, che solo lui poteva avere, centrò in pieno i suddetti bracciali, mettendoli fuori uso.

<Ehi, ma come hai fatt.....>

Una terza freccia-ariete andò a colpirlo proprio in mezzo agli occhi, frantumando la visiera del suo casco e mettendolo K.O.

<Così la pianterai di fare lo sbruffone...> disse Falco, poi cercò Hood con lo sguardo, ma notò che la parete si era aperta, mostrando una scala che portava ad un passaggio segreto.

<No… oh no, un’altra volta no....>

Un nemico invisibile era fuggito attraverso una via di fuga nascosta.

Sentiva già il peso del fallimento. Scese per le scale spinto dalla forza della disperazione.

Il tunnel portava ad un binario abbandonato della metropolitana.

Era un rettilineo.

“Forse faccio ancora in tempo a raggiungerlo” pensò Clint quando una voce all’improvviso ruppe il silenzio:

<Sai Occhio di Falco, da molto tempo a questa parte le nostre strade si incrociano spesso... e la cosa comincia a infastidirmi....>   a causa dell’eco non riusciva a localizzare la voce.

<Ti pensavo un grosso buffone buono a sventare qualche rapina in un jet market, e invece ti sei dimostrato una vera spina nel fianco...  non hai mollato l’osso neppure per un attimo. Sono colpito, davvero... non hai molto credito tra i supercriminali, e invece ...>

<DOVE SEI? ESCI FUORI!> gridò Falco, scoccando frecce alla cieca.

<Ahahahahahah! Speri di colpirmi tirando a casaccio? No, non farmi perdere la stima che hai appena acquistato....  come ti dicevo, ti sei dimostrato un osso molto duro, e ti sei guadagnato il mio rispetto, ma la tua tenacia non fa affatto bene ai miei affari. Se avessi la pistola carica ti avrei già piantato una palla nel cervello, quindi dovrò optare per un metodo alternativo...>  il rumore di un tubo metallico faceva intuire quale fosse il suo scopo.

<FATTI VEDERE!!> urlò ancora Occhio di Falco, schioccando due frecce fumogene lungo la galleria.

<Colorare l’aria per individuarmi? Ingegnoso...  ma inutile! Non riuscirai a .... ma cos....???>

Il fumo attivò il sistema antincendio della metropolitana, e uno scroscio d’acqua cadde sui due uomini mascherati; l’improvvisata doccia delineò la forma della testa e delle spalle di Hood, permettendo a Occhio di Falco di riconoscerne la posizione: rapido come un fulmine, scagliò un’altra freccia, che si andò a conficcare sotto la scapola di Hood.

<AAAAAAAAARGH!!!> gridò l’incappucciato, tornando visibile e contorcendosi per il dolore.

<T’ho beccato, figlio di puttana....> imprecò Clint.

Non provava una tale soddisfazione da tanto tempo. Era riuscito a trovare il criminale più ricercato di New York, che troppe volte in passato gli era sfuggito. Con la sua cattura, aveva messo fine alla guerra tra criminali che s’era scatenata.

Tigre Bianca arrivò di tutta fretta:

<Occhio di Falco, cosa...>

<Non ti preoccupare Tigre, l’abbiamo preso!> disse, con tono di grande compiacimento.

 

 

***

 

 

Chance venne arrestato.

Lady Bullseye era sparita senza lasciare traccia; con l’eccessiva perdita di sangue, Miguel Lobo era tornato  alla sua forma umana e aveva perso la sua presa su di lei. Fu portato in ospedale in condizioni gravissime.

Hood venne arrestato: non v’era nulla che lo collegasse direttamente alla strage della Fisk Tower, ma la polizia trovò prove di diversi crimini, alla villa.

Dopo le consuete cure alle ferite, doccia e cambio d’abiti, gli esausti Clint e Michael si presero un meritato riposo a casa Barton, a Coney Island.

<Non puoi capire come mi sento... stavo appresso a quel bastardo da parecchio tempo! Se Testa di Martello decide finalmente di testimoniare contro di lui, marcirà in gabbia per parecchio tempo!> disse Clint <Non male, come esordio per la nuova Tigre Bianca...>

<Sei tu che hai fermato Hood, non io. Io ho fatto poco o nulla...>

<Sei severo con te stesso, Mike. Senza di te non l’avrei mai trovato... e ti sei beccato una bella ferita... dì, ti fa male?>

<Si ma non dirlo a Maya; altrimenti comincerà col suo solito “te l’avevo detto”.>

Proprio in quel momento, la nominata Maya e Kate Bishop arrivarono nell’appartamento con un carico goloso.

<Eccoci qua ragazzi... e per omaggiare il nostro nuovo amico italiano, abbiamo portato la pizza! Sedetevi!> disse entusiasta la giovane ragazza.

<Hai fatto arrestare chi ha ammazzato tuo padre e ferito tuo fratello. Devi essere molto fiero di te stesso.>

Disse Maya a Mike.

<Eh, parli come avessi fatto tutto da solo.... no il merito va dato a Clint. E’ solo grazie a lui se questa storia s’è conclusa bene.>

Nel frattempo, Jessica O’Leary entrò nell’appartamento.

<Ehi Kate, mi hai detto di venire e sono qui. Cosa c’è?>

<Niente, vieni a mangiare. Ne abbiamo presa una pure per te.>

<Ciao Jess, è un po’ che mancavi visita. Tieni, prendi una birra... ah, tu lo conosci Michael?>

<Piacere. Michael Manfredi.>

<Jessica. Piacere mio.>

Un tipo veramente carino. Chissà se è un supereroe? Fu il pensiero che entrambi fecero dell’altro.

<Ok ora che abbiamo finito le presentazioni, sedetevi sul divano e mettevi in posa. Forza, senza storie: nelle ultime settimane abbiamo tutti passato dei brutti momenti, ci meritiamo finalmente di immortalare una bella serata, con tutta la famiglia riunita! Su stringetevi, sono organizzatissima.> tirò fuori dalla borsetta un selfiestick.

C’è chi borbottò, chi s’imbarazzò, ma l’insistenza della ragazza la premiò.

 

Quella foto, piena di sorrisi e gioia, presto venne stampata e incorniciata, e ognuno dei presenti ne appese una copia nella propria casa. C’era un’atmosfera quasi natalizia. Quel giorno, nel corso degli anni, verrà ricordato come il momento in cui l’amicizia tra Clint, Maya, Kate, Mike e Jessica si cementò e consolidò, il momento il cui da un semplice gruppo di amici divennero una vera e propria famiglia.

 

                Fine

 

Le Note

 

E con questo episodio ho saldato il “debito” che avevo con Occhio di Falco.

Parlo di debito perché aveva lasciato in sospeso (per motivi di varia natura) la vicenda di Hood e quella di Mike Manfredi.

 

Ora però tutti i nodi vengono al pettine, il cerchio si chiude e possiamo dire fine a questa seconda stagione di Occhio di Falco.

 

A qualcuno non sarà sfuggito come i criminali apparsi in questa seconda serie d’avventure fossero legati da una natura fiabesca:  Lo Spaventapasseri (come ne “Il mago di Oz”) Il cappellaio matto (Madcap, come in “Alice nel paese delle meraviglie) lo Stregatto (Mysterio, dalla stessa favola) e infine Cappuccetto rosso e il lupo cattivo (ovvero i nostri Hood e Miguel Lobo).

 

I più attenti si chiederanno “Che fine ha fatto Willis Stryker, che non è stato catturato?” eh, per lui ho dei piani ben precisi che, come avrete facilmente intuito, prevedono la presenza di Luke Cage.

 

Due parole sui sicari di questo ultimo episodio:

 

 https://www.comicus.it/marvelit/images/Carmelo/ODF 25-1.gif      Chance (Nicolas Powell) è apparso per la prima volta su Web of Spiderman # 15 (Giugno 1986) , creato da David Michelinie e Mike Harris. Giocatore incallito, scommette il proprio compenso con chi lo ingaggia sul compimento o meno dell’incarico che gli hanno affidato. Se quello morto su L’Uomo Ragno #87 era davvero lui, chi è il nuovo Chance? Solo il tempo potrà dirlo.

 

https://www.comicus.it/marvelit/images/Carmelo/ODF 25-2.jpg    Lady Bullseye, al secolo Maki Matsumoto, creata da Ed Brubaker, Marko Djurdjevic e Clay Mann su Daredevil # 111 (nov. 2008) è una ninja della Mano, versione femminile del letale Bullseye, introdotta su MarvelIT da Fabrizio Tabiani. Tenete d’occhio Devil e Marvel Knights perché la rivedrete prima di quanto pensiate.

 

 

E con questo, mi congedo dalle avventure del Vendicatore con l’arco. Temporaneamente o definitivamente? E chi lo può dire? Per quanto mi riguarda, nessun addio in MarvelIT è definitivo. L’ispirazione può venire quando meno te l’aspetti ma al momento mi sento di dirvi che ho detto tutto quello che avevo da dire su Clint e soci.

 

Chi l’avrebbe mai detto, quando cominciai, che l’avrei lasciato ad “un quarto di secolo”? 25 episodi che mi sono divertito a scrivere e che spero vi abbiano divertito.

 

In attesa che mi vengano nuove idee, o meglio, che abbia altre “frecce per il mio arco” (è proprio il caso di dirlo) vi lascio invitandovi a scrivere il vostro apprezzamento – o il vostro disappunto, sulla nostra pagina Facebook.

 

Carmelo Mobilia